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sabato 6 marzo 2010

GIUDIZI E CONSIGLI: E' DAVVERO IL CASO?

Sembra che le persone non aspettino altro che poter elargire consigli. Anche e soprattutto se non richiesti - i famosi consigli gratuiti - perchè in quel caso si sentono superiori e con la verità in tasca. Diversamente, se il consiglio venisse espressamente richiesto, aumenterebbe il senso di responsabilità per chi fosse chiamato a darlo e le conseguenze che implicherebbe il proprio parere potrebbero gravare sul "consigliere".

Io credo che in realtà convenga sempre farsi gli affari propri e non elargire consigli e/o consulenze fuori luogo a chi non ne fa espressamente richiesta, poichè se qualcuno ha bisogno di pareri li va a cercare ed inoltre il presupposto fondamentale nel caso sarebbe la presunzione che l’altro abbia commesso degli errori, e conseguentemente che sia una priorità correggere l’errore commesso.

A parte queste considerazioni di contorno, ritengo ben più rilevanti altri due aspetti sull'opportunità di ascoltare attivamente i pareri altrui.
Sono convinta che sia fondamentale che chi ci consiglia, e in qualche modo ci giudica, debba essere ritenuto da noi, a nostro personale giudizio, una persona al di sopra di noi, di grande valore, che noi la si possa stimare, che abbia una visione altra del problema, libera da preconcetti e che tenga conto in primis del nostro bene o quantomeno veda le cose da una diversa angolazione. Insomma una persona intelligente.....

In secondo luogo, ma forse ancora più importante, è l'aspetto conoscitivo. Chiunque pensi di conoscere un'altra persona a fondo, sappia che si sbaglia. Certo, può essere a conoscenza di tantissimi dati oggettivi, aspetti del carattere o scelte di vita di chi ha davanti, ma nel profondo dell'anima e nella vera essenza di una persona e di ciò che realmente pensa e vuole per sè stessa, nessuno può saperlo. A volte neppure noi possiamo dire di conoscerci veramente, ci troviamo ad affrontare situazioni che ci spingono a reagire come mai avremmo pensato, anche perchè, ci tengo a sottolinearlo, una cosa è parlare in teoria, altro è dover prendere una decisione a caldo, pienamente coinvolti in prima persona.

A questo punto si comprende come sia difficile che si verifichino entrambe le circostanze e questo fa sì che noi, molto educatamente, possiamo scegliere di ascoltare i pareri dei nostri interlocutori, ma senza lasciarci troppo influenzare e soprattutto mediando sempre, si spera, con la nostra intelligenza.

Fatalmente colui il quale dà un consiglio è passato prima per il viatico del giudizio. Giudizio che è necessariamente sostenuto dalle sue personali credenze, convinzioni ed esperienze e non a caso la classica espressione che viene usata è "Io, se fossi in te....".
Ma che senso può mai avere tutto ciò? Se lui fosse al mio posto, nella mia situazione, agirebbe senza dubbio a sua discrezione, in linea con la sua personalità, ma io sono altra cosa.... E neppure, mi sia consentito, potrà presumere di agire come se avesse la mia testa e il mio carattere, giacchè, ribadisco, la sua limitata conoscenza di me e del mio mondo interiore glielo impedirebbe.

Mi si perdoni se l'argomento è potuto sembrare poco rilevante, ma la ragione della mia scelta risiede nel fatto che solo rimanendo immuni dal bisogno di approvazione e dipendenza dal giudizio altrui, acquisendo di contro capacità di giudizio in ogni ambito della vita, dalla sfera emotiva a quella della realtà di tutti i giorni, possiamo realisticamente credere di non essere pilotati o gestiti dagli altri, dagli amici cosiddetti a tutto il Sistema in generale, che altro non aspetta che ottenere l'omologazione e l'annientamento della capacità di discernimento tra il bene e il male.
Valutazione che, in ogni caso, spetta sempre e soltanto a noi.

DICE IL SAGGIO: Prima di giudicare o consigliare un uomo, cammina per tre lune nelle sue scarpe.

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